sabato 10 novembre 2018

Recensione de Il dono del Reietto a cura di Vincenzo Romano.

Eccoci al libro di oggi: Il dono del reietto, di Mario Micolucci
E se l'eroe non fosse un principe alto e prestante? o un giovane predestinato a un luminoso avvenire?
Mario Micolucci guarda le cose da un altro punto di vista, parte da un luogo poco esplorato dalla maggior parte degli autori fantasy, lontano da castelli, torri e grandi destini.
Nel grigio fetore di una palude è Djeek il goblin a dare vita a una catena di eventi che ci condurranno per mano nel vasto mondo presentato ne "Il dono del reietto"
TRAMA (possibile spoiler moderato, se non lo vuoi saltalo pure)
Djeek è l'antieroe o l'eroe? Disprezzato dai suoi stessi simili vaga per la palude alla ricerca di cibo per il clan, si imbatte in uno scontro nel quale si guarda bene dall'intervenire, ma da cui recupera un oggetto che determinerà l'inizio delle sue avventure, ribaltando la sua opinione di sè.
Il finale non è di immediata intuizione, io non amo i finali troppo "finiti" e questo un po' lo è, sebbene ci sia più di un aggancio per future narrazioni.
AMBIENTAZIONE
Mondo fantastico ben articolato, soprattutto nella costruzione della società degli umani, curato il pantheon e la cosmogoina, il mondo è un'arena in cui gli dei si sfidano a diversi livelli nel corso dei secoli, i popoli che lo abitano hanno imparato a convivere e in alcune occasioni a trarre vantaggio dai Doni che gli dei hanno lasciato.
Interessante la scelta dei nomi, aderenti al concetto quindi facili da ricordare, ma sufficientemente alterati da non essere fuori contesto (es: Limpia dea della purezza, Acusta dea dei musici...)
STILE
Presentare un mondo tanto originale quanto complesso richiede notevole maestria, le informazioni sono fornite con l'espediente dei personaggi che ne discutono (in linea di massima coerentemente con il loro carattere, uno in particolare trae gran piacere dall'impartire "lezioni" quindi rappresenta un validissimo aiuto per l'autore). Nel complesso non l'ho trovato eccessivo.
Sull'immersività l'autore può fare ancora qualcosa in più, la precisione di alcune scene (in particolare i combattimenti) soffre un po' della complessità delle manovre descritte e non c'è mai chiara identificazione con un unico personaggio per volta, la telecamera inquadra quasi sempre un campo medio.
Il registro linguistico è molto caratterizzante, diversi personaggi adoperano termini e locuzioni che "gli danno una voce propria", si impara a riconoscerli e questo è un bene.
Pochi, pochissimi refusi nell'intero testo, che segnalerò all'autore perchè li corregga, ma si tratta di sviste e non di errori.
PERSONAGGI
Sono tanti (e già qui plauso), la vicenda è equilibrata e il "gruppo" di ispirazione dungeons& dragons ha una sua credibilità. Un po' meno il team degli antagonisti, la cui eterogeneità viene spiegata soltanto alla fine.
Anche i comprimari sono ben caratterizzati.
Bene la scelta dei nomi, si ricordano e si associano con facilità a quasi tutti.
CONCLUSIONE
È una avventura fantasy fuori dagli schemi, trama solida e coerente, scelte stilistiche che possono essere o meno apprezzate da chi legge ma testimoniano una precisa volontà dell'autore.
Il romanzo mi ha regalato una esperienza piacevole e quindi lo consiglio senza indugio.

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