Si
tratta di un originalissimo fantasy votato all'azione con elementi
narrativi tipici del genere supereoristico. Il contesto in cui si
sviluppano gli eventi è simile a quello di un cappa e spada,
tuttavia con delle variazioni. Infatti, sembrerebbe ambientato in una
Terra futura dove brilla un sole non giallo, ma adamentino e dove i
rarissimi cimeli del passato sono testimonianze di una tecnologia
avanzata ormai perduta: quindi, ci si può imbattere in
teletrasporti, in armi da fuoco, ma anche gli originalissimi “boom
clock” che sono dispositivi da polso assai preziosi con diverse
funzioni futuristiche tra cui quella di immagazzinare oggetti, anche
ingombranti, da tirar fuori all'evenienza. Gli stessi poteri, di cui
alcuni personaggi sono dotati, sono da intendersi sia come capacità
magiche, ma anche come mutazioni genetiche ottenute nei tempi andati
grazie a una civiltà scientificamente evoluta e che alcuni cinici
scienziati cercano di riscoprire e di manipolare. Il protagonista è
un abile cacciatore di draghi che sembrerebbe latore di un qualche
potere che però non si è mai risvegliato. Questi, supportato di
volta in volta da compagni di ventura dotati di diversi poteri, si
troverà ad affrontare una sequenza di fatiche di ercoliana memoria
per far uscire il suo mondo da una serie ciclica di infausti eventi.
Lo stile propone una girandola mozzafiato di scene di azione e di
brevi dialoghi sagaci e divertenti, lasciando poco spazio alle
descrizioni: di sicuro non ci si annoia mai. Si ha come la sensazione
di vivere in un videogioco fatto di combattimenti, magistralmente
rappresentati, con tanto di combo e attacchi finali spettacolari, e
brevi intermezzi che fanno da prologo all'evento successivo. Lo
stesso boom clock ricorda parecchio l'invetario dei videogiochi.
Insomma, questo testo garantisce divertimento allo stato puro con
qualche piccolo spunto di riflessione: una boccata di aria fresca nel
mondo dei fantasy. L'unica nota dolente va attribuita alla scrittura
che è sì scorrevole, efficace e comprensibile, ma stilisticamente
macchiata da ingenuità e regionalismi, soprattuto nell'uso del
pronome “te”, e da una conduzione dei dialoghi che spesso è del
tipo: nome -”frase proferita”- che ritengo accettabile in una
sceneggiatura, ma non per un testo narrato. Capisco la volontà di
mantenere un ritmo serrato anche negli intermezzi, ma così…
Peccato, perché avrebbe meritato le cinque stelle. Ovviamente, resta
assolutamente consigliato.
Valutazione
4/5.
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